EF, Michael Woods pronto al rientro dopo l’infortunio: “Sono quasi al 100%, tra due mesi sarò in forma”

Michael Woods è sicuramente uno dei corridori a cui il cambio di calendario è stato meno indigesto. Il corridore della EF Pro Cycling era stato vittima di un grave infortunio alla Parigi-Nizza 2020, in cui si era fratturato un femore con una caduta. La prospettiva di vedere sfumare i propri principali obiettivi stagionali, Tour de France 2020 e Tokyo 2020 su tutti, di certo aveva creato non pochi problemi al canadese, che con lo stop causato dal coronavirus e il conseguente rinvio degli eventi è invece tornato pienamente in corsa per tutte le competizioni a cui tiene. Anche grazie a un recupero lampo, potrebbe addirittura pensare di essere al via della Grande Boucle il prossimo 29 agosto, magari in appoggio di Rigoberto Uran e Sergio Higuita, capitani designati per la spedizione.

Il mio recupero sta andando molto bene, sono quasi al 100%” ha dichiarato con soddisfazione il bronzo mondiale a Innsbruck  2018, che sembra aver superato il momento peggiore: “Non posso ancora correre, ma posso fare tutto il resto. Posso passeggiare con mia figlia Max e andare in bicicletta. Mi sento completamente normale in sella, quindi sono molto contento dei progressi fatti. Il mio recupero è stato più veloce del previsto”.

In seguito Michael Woods ha passato in rassegna i dati relativi alla propria condizione fisica: “Sto facendo registrare gli stessi numeri che farei normalmente. Vedo questo periodo come se fosse fine ottobre o inizio novembre e dovessi correre il Tour Down Under a gennaio. Ho le stesse sensazioni in bici e lo stesso peso. C’è una leggera differenza di potenza tra la mia gamba destra e la sinistra, ma ora stanno per tornare uguali. Penso di poter essere in forma in due mesi. Sono uno che reagisce, nel bene e nel male“.

Infine il corridore della EF ha parlato delle proprie sensazioni durante la quarantena, soprattutto a seguito del grave infortunio: “È stato davvero strano, è pazzesca la sfortuna e la fortuna che ho avuto allo stesso tempo. Rompere il femore è stata probabilmente la cosa più dolorosa che mi sia capitata. Ho pensato subito alle Olimpiadi, al Tour, ad aver perso tutte queste opportunità. È stato il periodo più difficile durante l’infortunio. Ma poi andare in ospedale e vedere infermieri e dottori con le mascherine e realizzare quanto fosse insignificante il mio problema in relazione a cosa stava succedendo mi ha fatto vedere le cose in prospettiva. E poi non avrei potuto passare tutto quel tempo con mia figlia, con il fitto programma di viaggi che abbiamo per le corse”.

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